La condivisione nel contesto urbano

La circolazione delle informazioni e il loro riutilizzo rappresenta la base su cui costruire qualsiasi progetto di creazione di una città intelligente

di Sveva Ianese

Smart city = smart data. Si tratta di una equazione semplice, ma fondamentale, per comprendere il rapporto tra le iniziative di riprogettazione urbana e la condivisione dei dati all’interno delle città. Per avere una smart city è necessario avere dei dati “smart”, ossia informazioni facilmente trasmissibili e riutilizzabili nel contesto urbano. La circolazione delle informazioni e il loro riutilizzo rappresenta la base su cui costruire qualsiasi progetto di creazione di una città intelligente. Le smart cities si fondano sull’analisi, la condivisione e la conservazione di dati, sia personali (ossia relativi a una persona fisica) sia non personali, raccolti tramite i devices degli abitanti o dei turisti, i sensori urbani e altri touchpoint presenti sul territorio.

Queste operazioni sono compiute al fine di garantire un’organizzazione più efficiente dei servizi pubblici e il miglioramento della qualità della vita degli abitanti. Tuttavia, garantire l’accesso a grandi volumi di dati, in particolar modo ai dati personali dei cittadini (i cosiddetti big data), può rappresentare una sfida tecnologica enorme per un piccolo centro urbano. Inoltre, la gestione di tale mole di dati richiede l’esistenza di un’infrastruttura potente e solida, capace di assicurare sia la circolazione dei dati urbani sia la sicurezza di tali informazioni contro eventuali attacchi informatici. In questo articolo cercheremo di capire come funziona la condivisione del dato all’interno del contesto urbano, quali sono i pericoli potenziali e le principali difficoltà alla base di tali operazioni.

Perché i dati sono importanti per una smart city?

Vi siete mai chiesti perché i dati siano così importanti per una città intelligente? Come sappiamo, si definisce smart city un centro capace di gestire le proprie risorse in modo efficiente e sostenibile grazie all’uso delle nuove tecnologie al fine del miglioramento della qualità dei propri servizi. I motori che consentono alla “macchina” città di raggiungere questo obiettivo sono due: le soluzioni tecnologiche e i dati con cui queste vengono alimentate. Semplificando, possiamo quindi affermare che i dati sono la benzina necessaria che consente alle città di rinnovarsi. Esistono diverse fonti da cui provengono queste informazioni. La prima è rappresentata dagli utenti stessi che, tramite i propri devices, possono collegarsi all’infrastruttura urbana e trasmettere così una serie di informazioni sulle proprie necessità e preferenze. La seconda fonte è rappresentata dai touchpoints presenti sul territorio. In questo caso, la “porta” da cui entrano le informazioni è inserita stabilmente nel tessuto urbano. Possiamo citare a titolo di esempio le videocamere CCTV e altri dispositivi di monitoraggio degli spazi pubblici, i dispositivi IoT, i sensori presenti sul manto stradale e altre soluzioni hardware o software che consentono la raccolta di dati urbani. La terza fonte è rappresentata dai database privati messi a disposizione degli enti pubblici. A determinate condizioni e nel rispetto delle garanzie di legge, anche gli operatori economici possono contribuire allo sviluppo di una città intelligente mettendo a disposizione i propri archivi digitali in modo da favorire lo svolgimento di attività di previsione da parte della città. Ma il processo di raccolta e condivisione del dato può avvenire anche in direzione opposta, ossia dal pubblico verso il privato. Spesso le città dispongono di informazioni fondamentali per lo sviluppo di soluzioni tecnologiche innovative. Pensiamo a tutte le applicazioni per la gestione intelligente dei parcheggi, per il monitoraggio della qualità dell’aria, per lo smaltimento efficiente dei rifiuti. Questi software sono frequentemente basati su sistemi di intelligenza artificiale che necessitano di una notevole quantità di dati per essere correttamente addestrati.

In questo caso, i dati urbani potrebbero essere utilizzati per sviluppare soluzioni innovative a favore di quella stessa città, creando così un circolo virtuoso per tutti gli stakeholders. In tutti questi casi appare chiara l’importanza del data sharing, senza il quale non sarebbe possibile ottenere simili risultati.

Data sharing sì, ma come?

Leggi l’articolo completo sul volume di Energia in Città (pag. 46):

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