European data strategy e intermediario di dati: prospettive per un mercato della condivisione

di Andrea Filippo Ferraris

Tratto da “Il Quotidiano Giuridico”, il quotidiano di informazione giuridica del gruppo Wolters Kluwer Italia e curato da Cedam, Utet Giuridica, Leggi d’Italia e Ipsoa.

Introduzione

La società contemporanea vive oggi l’era della datificazione: un processo che trasforma vari aspetti della vita sociale o della vita individuale in dati che vengono successivamente trasformati in informazioni dotate di nuove forme di valore.

Alcuni attori economici, spesso nati in questo paradigma, sono stati particolarmente efficienti nell’elaborare modelli di sfruttamento economico di tutte queste informazioni. Il modello di business principale emerso si è basato sulla massiccia raccolta di dati, soprattutto personali, e la loro successiva rielaborazione. L’informazione raccolta e il risultato della sua elaborazione sono diventati sia il prodotto che il mezzo di produzione, da custodire in segreto. L’asimmetria nell’informazione ha determinato l’asimmetria nel potere, fino a giungere ad un mercato digitale il cui accesso è fortemente limitato da assurde barriere all’ingresso e dominato da pochi oligarchi noti.

A fronte di un tale modello, dove il potere è proporzionale alla quantità e qualità di informazioni detenute in esclusiva, il presente contributo intende mettere in luce l’emergere della figura dell’intermediario di dati (data intermediary). Una figura che, in contro tendenza, dimostra come sia possibile realizzare modelli di business nel mercato del dato dove è la condivisione a creare valore e che, in una più ampia ottica sociale, sappiano dare giustizia alla popolare espressione anglosassone “Sharing is caring”.

Elementi fondamentali

Il data intermediary non presenta ancora una definizione univoca. Il termine “intermediario di dati”, infatti, può comprendere una pluralità di sottocategorie. Elemento comune e minimo è il suo agire in qualità di mediatore tra coloro che desiderano rendere disponibili i propri dati e coloro i quali vorrebbero sfruttarli.

Gli intermediari di dati si inseriscono in un ecosistema composto dagli intermediari stessi e due stakeholder: i fornitori di dati (individui, imprese o PA che mettono a disposizione i loro dati), e coloro i quali sono interessati a utilizzare (elaborare) i dati forniti come ad esempio Start Up e PMI ma anche centri di ricerca e istituzioni.

L’intermediario si adopera per governare i dati in modi specifici e fornisce un certo grado di fiducia su come tali dati saranno utilizzati. Riassumendo e provando a tipizzare i molteplici possibili servizi, gli intermediari di dati possono offrire:

1. Servizi di intermediazione tra detentori di dati e potenziali utenti nonché l’eventuale fornitura di mezzi per l’utilizzo o l’elaborazione di tali dati (es algoritmi);
2. Servizi di intermediazione tra gli interessati al trattamento e soggetti interessati a loro dati personali (es PIMS, vedi tabella sotto);
3. Servizi di cooperazione tra soggetti interessati e imprese interessate a condividere in ottiche di creazioni di data space e data lake comuni.

Trasversalmente a tutti questi servizi, può rientrare la determinazione dei termini e delle condizioni circa il trattamento dei dati scambiati.

Nella tabella sottostante la tipizzazione di alcuni modelli di data intermediary secondo la loro funzione elaborata dal “Centre for Data Ethics and Innovation” in UK.

Tipologia Caratteristiche
Data trusts Forniscono una gestione fiduciaria dei dati per conto degli interessati.
Data exchanges Operano come piattaforme di dati online in cui è possibile pubblicizzare e accedere agli insiemi di dati, a scopo commerciale o no-profit.
Personal information management systems (PIMS) Cercano di dare agli interessati un maggiore controllo sui loro dati personali.
Industrial data platforms Forniscono un’infrastruttura condivisa per facilitare la condivisione sicura di dati e analisi tra aziende.
Data custodians Consentono l’analisi a tutela della privacy o il controllo degli attributi dei dati riservati, ad esempio attraverso l’applicazione delle PET (Privacy Enhancing Technologies).
Data cooperatives Consentono la condivisione di data space controllati dagli interessati.
Trusted third parties Garantiscono a chi vuole accedere a set di dati confidenziali che i dati siano adatti allo scopo (ad esempio, in termini di qualità o di standard etici).

Quanto alla tipologia di dati, il servizio di intermediazione può riguardare:

1. dati non personali, come quelli di natura commerciale o aziendale;
2. dati personali, comuni o speciali ai sensi del GDPR, considerando che l’intermediario stesso può anche offrire il servizio di trasformazione di tali informazioni in dati non personali mediante processi di anonimizzazione o sintetizzazione.

Fiducia e vantaggi nel ricorso a intermediari di dati

Tra gli obiettivi comuni alle varie tipologie di intermediazione, centrale è che i dati siano condivisi e utilizzati solo in modo concordato. In altre parole, centrale è la fiducia nel sistema di intermediazione dei dati.

Questa sarebbe ottenibile attraverso il ricorso congiunto a elementi giuridici e tecnologici. Tra i meccanismi giuridici annoveriamo doveri fiduciari da un lato (gli intermediari devono essere legalmente obbligati ad agire nel miglior interesse del fornitore), e meccanismi contrattuali dall’altro (con l’obiettivo di creare ambienti in cui i dati siano gestiti secondo termini concordati e in modo controllato). Quanto ai meccanismi tecnologici, il ricorso ad esempio a tecnologie basate su registri distribuiti può consentire agli stakeholder di gestire, monitorare e controllare in modo sicuro l’accesso, l’uso, la condivisione o l’archiviazione dei dati.

Lo sviluppo della figura dell’intermediario di dati è suscettibile di generare molteplici esternalità positive, e alimentare una competizione più equa nel digital market. Molteplici possono essere i vantaggi nel ricorrere a tale figura. Solo a titolo di esempio il ricorso ad un intermediario di dati può permettere di:

● colmare il “deficit di fiducia” nella catena di condivisione dei dati (più dati scambiati e maggiore affidabilità delle informazioni condivise);
● ridurre la “privacy fatigue” esternalizzando le decisioni sull’uso e lo scambio dei propri dati;
● rafforzare il potere contrattuale degli stakeholder e proteggere gli interessi e i diritti dei fornitori di dati;
● riequilibrare le asimmetrie di potere negli scambi di dati, incoraggiando e responsabilizzando i fornitori di dati a svolgere un ruolo attivo nella definizione dei termini di utilizzo dei dati;
● sostenere gli interessati nella gestione dei loro dati personali, compresa la gestione del consenso, e nell’esercizio dei loro diritti;
● consentire la condivisione di dati per scopi particolari, ad esempio per scopi di ricerca, giornalismo investigativo o per il più ampio interesse pubblico;
● consentire la condivisione di dati pubblici resi disponibili dai governi, in cui l’intermediario facilita l’accesso delle imprese a tali dati.

Conclusioni

Per quanto di recente il legislatore europeo abbia esplicitamente fatto riferimento alla figura dell’intermediario di dati nei regolamenti Data Governance Act (Considerando 22 e 23) e Data Act (considerando 35 e 87), ed implicitamente lo annoveri come uno tra i mezzi per procedere all’implementazione della cd. European Data Strategy, cui obiettivo centrale è la democratizzazione del digital market, ancora molti punti rimangono dibattuti. Un primo e più importante è il difficile rapporto tra l’intermediazione di dati personali ed i limiti posti dal GDPR.

Almeno in prospettiva però, l’implementazione ed il ricorso a tale figura rappresenta un’opportunità per chi la saprà cogliere e potrebbe spingere tante Start up e PMI a realizzare nuovi modelli di business che, in soluzione di continuità rispetto al recente passato, non siano più basati sul principio di esclusione di terzi dall’accesso al patrimonio informativo, ma che al contrario facciano leva sulla creazione di valore attraverso la condivisione.

Questa figura potrebbe in altri termini rappresentare un’opportunità per meglio rispondere alle sfide sociali, economiche e ambientali più urgenti di oggi, per le quali è fondamentale un maggiore accesso e condivisione dei dati.